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II EDIZIONE
20 21 |
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DEGLI STESSI AUTORI



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DEGLI STESSI AUTORI

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Un testo in formato
e-book, giunto alla sua seconda edizione, la prima era uscita nel
mese di marzo 2018, nel quale l’autore ha elencato tutti i modelli di patente di
guida, nonché le relative versioni, susseguitisi nel nostro Paese
nell’arco di oltre un secolo, con indicazioni e cenni ai relativi
riferimenti normativi. Un’impresa certo non facile, se si considera
la circostanza che anche gli uffici preposti al rilascio di tale
documento ne hanno perso ormai parte della memoria storica.
A riportare un po’ di ordine in materia, sono intervenuti il rigore
scientifico e la capillare ricerca storica con i quali Raffaele
Chianca, uno dei Maestri con la M maiuscola in materia di documenti,
ha portato avanti questa opera certosina. Un autore del quale la
stragrande maggioranza degli addetti ai lavori conosce l'indiscusso
ed autorevole impegno nel contrasto al falso documentale, impegno di
una vita profuso in attività operative e formative di altissimo
livello. Non a caso, tutti coloro che intervengono in tale ambito
hanno imparato qualcosa da questo autore al quale, non solo va
riconosciuto il merito di aver evidenziato l'importanza di tale
problematica, ma anche quello di aver introdotto nel panorama
nazionale un preciso metodo di controllo del fenomeno, da molti
imitato ma mai eguagliato...
L’ultima fatica di Chianca nasce quindi dalla necessità di fare
chiarezza mediante una sistematica analisi, frutto di un’esperienza
quarantennale vissuta sul campo, dedicata proprio al titolo a
condurre nazionale, come dire: dalla penna e calamaio al laser
engraving.
In un excursus storico che cavalca oltre un secolo di storia
d’Italia, dai Regi decreti al recepimento dei trattati
internazionali in materia di circolazione stradale, per giungere
alle direttive della Comunità europea fino alla patente di modello
conforme a quello unionale, Chianca con un lavoro sistematico, fatto
di immagini storiche e di nozioni legislative, attraverso la
storiografia ci aiuta a comprendere le scelte di oggi... un’analisi
ragionata che in due capitoli, portandoci per mano, ci consente di
viaggiare nel tempo.
L’opera, unica nel suo genere nel panorama editoriale nazionale ed
internazionale, senza presunzione alcuna si qualifica come punto di
riferimento per gli studiosi della materia, per i collezionisti e
come ausilio per gli addetti ai lavori che, talvolta, hanno
difficoltà a districarsi nella selva di modelli e varianti di
patenti di guida, emessi nel corso del tempo dei quali anche gli
uffici preposti del dicastero emittente hanno ormai perso memoria.
Se fino a ieri potevamo dire, a ragion veduta, di non avere a
disposizione un atlante della patente di guida nazionale che potesse
guidarci nelle sue tante sfaccettature, oggi attraverso la ricerca
di Raffaele Chianca, possiamo certamente affermare che la rotta è
tracciata e che non ci resta che seguirla!
V ersione
concessa ad ASAPS, che ha voluto distribuire l'opera gratuitamente ai
propri soci.
Il testo è essenzialmente formato da due capitoli
per un totale di 133 pagine nei quali ci si è prefissi di guidare, ci
auguriamo in maniera esaustiva, il fruitore dell’opera nel mondo della
patenti di guida italiane dai primi del 900 ad oggi.
Il primo capitolo tratta, in
maniera analitica e puntuale, delle patenti di guida emesse in
Italia dagli albori (1900) al D.P.R. n.393 (1959), il secondo
prosegue con le patenti emesse nell'era moderna dal D.P.R. n.393
(1959) ad oggi (2021). |
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PRESENTAZIONE
DELL'AUTORE
Si dice che non
c’è futuro senza memoria e allora, prima che succeda l’irreparabile,
così come ho già scritto in un articolo di qualche tempo fa, dobbiamo
assolutamente ripercorrere e fissare nero su bianco la storia delle
nostre patenti di guida; lo dobbiamo fare necessariamente ora, prima che
scompaiono definitivamente dalla circolazione per effetto del D. Lgs. 18
aprile 2011, n. 59, in attuazione delle direttive 2006/126/CE e
2009/113/CE concernenti la patente di guida (G.U. n. 99 del 30 aprile
2011).
Come tutti sanno, dal 19 gennaio 2013 anche in Italia è stata introdotta
una nuova patente di guida; si tratta di un nuovo modello con
caratteristiche conformi alla recente normativa unionale secondo cui,
proprio a decorrere da quella data, tutte le patenti in scadenza saranno
sostituite con il nuovo modello. Questo vuol dire che nell’arco di
qualche anno perderemo tutti i precedenti modelli, e con essi la memoria
di ciò che fu, per adottarne uno con caratteristiche uniformi in tutta
l’Unione europea. Segue lo specimen dell’attuale modello unionale.
Tutti, limitatamente agli esperiti ed agli addetti ai lavori,
auspicavano l’adozione di un provvedimento di siffatta portata, tanto da
consentire agli Stati membri della U.E. e dello S.E.E. di uscire
dall’impasse venutasi a creare in conseguenza di tutte quelle emissioni
di “nuovi” modelli di patente di guida accavallatesi nel corso del tempo
per effetto del recepimento negli ordinamenti interni delle direttive in
materia. Tuttavia di tutto ciò ho già avuto modo di scrivere ed
argomentare, ciò che voglio fare ora, prima che il futuro cancelli
definitivamente il passato, è celebrare le nostre vecchie patenti di
guida.
Il mio intento è stato quello provare ad elencare tutti i modelli di
patente di guida, e le relative versioni, susseguitisi nel nostro Paese
nell’arco di oltre un secolo. Un’impresa, quella in cui mi sono
cimentato, certo non facile, se si considera la circostanza che anche
gli uffici preposti al rilascio hanno perso ormai parte della memoria
storica.
A titolo di esempio, ed a suffragio di quanto appena affermato, basti
pensare che le decisioni 2000/275/CE, 2002/256/CE e 2008/766/CE, per
quanto concerne le patenti di casa nostra contengono evidenti
imprecisioni. Di fatti come si può facilmente constatare i modelli
elencati e riportati nelle Decisioni CE, e successivamente
fortunatamente aggiornati, sono in numero inferiore a quelli
effettivamente rilasciati. Anche per questo, senza particolari pretese,
dopo aver passato gli ultimi 30 anni a raccogliere e studiare documenti
di tutti gli Stati del mondo, provo a raccontare la storia delle nostre
patenti di guida, sapendo di espormi a mia volta ad eventuali
imprecisioni.
Ma prima di entrare nello specifico della descrizione dei documenti che
per almeno un secolo hanno abilitato gli italiani alla conduzione dei
veicoli a motore, attraverso un rapido giro d’orizzonte, vediamo dove
tutto ebbe inizio.
Da una ricerca storica si ricava che tutto sia iniziato nel 1833 a
Parigi, quando a monsieur Leon Serpollet, costruttore di automobili,
venne rilasciato il primo “permis de conduire” (letteralmente: permesso
di guidare), che lo autorizzava a condurre il triciclo a vapore da lui
stesso costruito.
Trascorrono poco più di dieci lustri, siamo
infatti nel 1888, ed in Prussia si ha traccia di un’altra delle
primissime patenti di guida in Europa, rilasciata questa volta ad
un’illustre personalità, stiamo parlando di Karl Benz, il mitico
ingegnere, unanimemente considerato l'inventore dell’automobile.
Come documentano le immagini che seguono, ricaviamo che si trattava di
“autorizzazioni” vergate a mano, senza particolari accorgimenti o
prescrizioni, su comune carta da lettera, e che -contrariamente a ciò
che accade oggi - non rispondevano ad alcuna specifica normativa.
Sempre in Francia, solo pochi anni dopo, con il decreto del 10 marzo
1899 che regola la circolazione delle automobili, all’articolo 11 si
stabilisce che: " nessuno può guidare un'automobile se non ha un
certificato di capacità rilasciato dal Prefetto del dipartimento della
sua residenza, sulla base del parere favorevole del dipartimento delle
miniere ".
Ma vediamo, rispetto al vecchio
continente, cosa accadeva nel frattempo oltre oceano, ed in particolare
negli States… Già dal 1899, a Chicago e New York City per poter guidare
un veicolo a motore era obbligatorio richiedere un test, mentre dal 1903
in Massachusetts e Missouri era già necessario il possesso di una
licenza per la guida di un veicolo a motore
Solo alcuni anni dopo, nel 1909, in Pennsylvania veniva introdotta una
normativa che introduceva una limitazione dell’età minima ammessa (18
anni) per la conduzione dei veicoli a motore.
Risale invece al 1921 la legislazione del Connecticut, primo Stato
dell’unione e del mondo, che consentiva ai sedicenni di condurre veicoli
a motore, purchè accompagnati da una persona munita di licenza.
Nel 1902 lo Stato di New York, altro antesignano in tal senso, già usava
identificare lo chauffeur attraverso un distintivo metallico, iniziando
ad emettere dal 1910 le prime patenti di guida cartacee munite di
fotografia, che ci consentono di comprendere l’evoluzione del documento
d’oltre oceano di attuale emissione.
Ma qui voglio celebrare la patente di
guida italiana e allora, nonostante alcune regole sul traffico, ad
esempio il R.D. n. 2248 del 1865, il R.D. n. 4697 del 1868 ed il R.D. n.
124 del 1881, per avere notizia di una normativa che per prima ha
dettato le regole in materia di modelli di patente occorrerà aspettare
ancora qualche anno.
Più o meno tutto comincia nel 1898 con il "Regolamento per la
Circolazione delle Vetture Automobili", emanato dal Comune di Milano,
che all’articolo 18 già prevedeva il rilascio di una patente di guida,
giuridicamente definita “concessione”, che veniva emessa a seguito di
verifica effettuata da un’apposita commissione comunale concernente il
possesso delle capacità psichiche, fisiche e tecniche per l’idonea
gestione del veicolo.
La stessa norma prevedeva l’apposizione di una targa sulla fiancata
sinistra delle automobili, riportante il nome del proprietario e il
numero di licenza comunale conseguita.
Così, di fatto, veniva alla luce la prima patente di guida in Italia, ma
poi in seguito a numerosi interventi normativi avrebbero modificato in
modo significativo le regole della strada e quelle relative alla
abilitazione alla guida. Una lunga storia di 118 anni di cui cerchiamo
di ripercorrere i passaggi salienti, quelli più significativi, con un
occhio particolare ai vari modelli emessi nel corso degli anni.
È unanimemente condiviso che il primo italiano cui fu rilasciata la
"patente", nel 1901, ossia la prima di cui si abbia notizia certa, fu il
torinese Bartolomeo Tonietto, detto Alberto, celebre chauffeur di casa
Savoia.
Il 5 luglio 1907 è la volta della prima donna in Italia ad ottenere un
certificato di idoneità alla guida, stiamo parlando di Ernestina Luisa
Macchia Prola (1876 - 1954) torinese, la quale, nell’immagine che segue,
vediamo alla guida di un’autovettura il giorno dell’esame per il
conseguimento del suo titolo abilitativo.
Altre fonti, invece, indicano che il
primo "certificato di idoneità a condurre automobili con motore a
scoppio" rilasciato ad una donna, che aveva già conseguito il
certificato di abilitazione presso il locale "Circolo Ferroviario
d'Ispezione", fu emesso dalla Prefettura di Palermo il 5 giugno 1913, ed
intestato a Francesca Mancusio, nata a Caronia il 10 novembre 1893.
Una storia, quella delle patenti di guida italiane che inizia agli
albori del ‘900 e che provo a raccontare in questo testo, giunto alla
seconda edizione. Non ci rimane che iniziare, non prima di augurarvi una
buona lettura.
Raffaele Chianca
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